La storia di quella che viene considerata la più importante azienda automobilistica tedesca, inizia nel 1937 quando, su indicazioni dello stesso Adolf Hitler, viene inaugurata la Volkswagen (letteralmente la vettura del popolo). Negli anni ‘30 infatti la cultura nazionalsocialista del partito nazista al comando della Germania riteneva che fosse giusto e opportuno realizzare una vettura che potesse motorizzare il popolo tedesco. L'incarico di realizzare il progetto venne affidato alla persona forse più titolata in quel momento in Germania: l’ingegner Ferdinand Porsche all’epoca titolare dell’omonino studio di progettazione aperto nel 1931. Le linee guida del progetto prevedevano la realizzazione di una vettura compatta, semplice, economicamente accessibile e robusta. E naturalmente doveva essere prodotta in grande serie.
Nel 1936 Porsche presentò tre prototipi (due berline e una cabriolet) ad Adolf Hitler che apprezzò i lavori dando ordine di trovare un luogo dove far sorgere la fabbrica. Si scelse un sito dove far sorgere una città intorno allo stabilimento: era la zona dove nacque Wolfsburg nella Bassa Sassonia e non troppo distante da Hannover. La cerimonia di posa della prima pietra si svolse nel 1938, ma lo scoppio della Seconda guerra mondiale sconvolse i piani originari. E così il progetto Typ 1 fu convertito da civile a militare: fu così che nacquero le Kubelwagen e l’anfibia Schwimmwagen.
Terminato il conflitto, la fabbrica della Volkswagen venne riaperta. E l’auto delineata prima della guerra, opportunamente aggiornata, entrò in produzione e fu immessa sul mercato con il nome di Volkswagen 1200, anche se ben pressto venne ribattezzata Maggiolino (Käfer, Beetle o Coccinelle, a seconda della lingua dei paesi di commercializzazione). Il successo fu letteralmente di portata mondiale.
Dal Maggiolino derivarono altri modelli di successo: il Typ 2, un veicolo commerciale di dimensioni medie e le vetture Typ 83 (meglio note come Karmann Ghia Coupé e Cabriolet). Gli anni a seguire furono dedicati a ricercare l’erede del Maggiolino introducendo via via modelli quali 1500, 1600 e 411, ma sempre con scarso successo. Così come si tentò di proporre una berlina media con motore e trazione anteriore e raffreddamento ad acqua. Era la K70: anche in questo caso le vendite non sono mai decollate e nel 1974, la produzione fu interrotta. Nel frattempo il Maggiolino continuava a mietere successo e fu perciò aggiornata nella meccanica e nei contenuti, assumendo tra l’altro il nome di Maggiolone. VW comunque era in crisi per gli scarsi risultati che stavano ottenendo gli altri modelli. I vertici decisero perciò di affidarsi all’estro stilistico di Giorgetto Giugiaro, il papà della VW della rinascita: la Golf presentata nel 1974. Negli anni ottanta arrivarono le nuove generazioni dei modelli del decennio precedente (Passat, Scirocco, Polo e così via), mentre negli anni ‘90 venne introdotta la piccola Lupo. La Golf continuava a mietere successi e nel 1998 fece la prima comparsa la New Beetle che doveva riverdire i fasti del Maggiolone. In realtà l’auto piacque a metà, nel senso che fu prodotta per parecchi anni in versioni via via aggiornate ma non ottenne mai il successo dell’antenata. Che per la cronaca è stata venduta in oltre 21 milioni di esemplari.
Sia come sia il marchio VW crebbe negli anni, diventando un colosso mondiale acquisendo tra l’altro marchi come Skoda, Seat e Bugatti o contribuendo in modo fondamentale allo sviluppo di marchi premium ad esso legati come Audi. Tra le tante figure di spicco di VW, quella che più merita di essere Ferdinand Piech (nipote di Ferdinand Porsche) che guidò il gruppo per diversi anni e che morì nel mese di agosto del 2019.
Altrettanto importante lo scandalo che fece tremare dalle fondamenta la galassia VW: si tratta del cosiddetto scandalo dieselgate esploso nel 2015 negli USA. La casa tedesca aveva illegalmente installato un software sulle sue versioni diesel per aggirare le normative antinquinamento. Un danno economico di portata incalcolabile e che provocò dimissioni di massa ai vertici del gruppo. Un terremoto su cui non si può ancora porre la parola fine e che tra l’altro ha accelerato il processo di cambiamento verso le auto ad energia alternativa, ad iniziare naturalmente dalle elettriche a zero emissioni. Un processo che sta coinvolgendo l’intero mondo dell’auto e non solo il gruppo VW.
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