Siamo nel 1913 quando due giovanotti inglesi, il meccanico Robert Bamford e il pilota Lionel Martin, decisero di fondare la Bamford & Martin, concessionaria per la vendita di automobili Singer. Nel 1914 realizzarono un prototipo da competizione, adattando un motore Coventry Simplex a un vecchio telaio Isotta Fraschini. Con tale vettura Martin vinse la cronoscalata Londra-Aston Clinton e, in omaggio a questa vittoria, fu deciso di rinominare il veicolo Aston Martin. Il primo di una lunga serie.
Al termine della prima guerra mondiale e dopo l’abbandono di Bamford nella società il pilota Luis Vorov Zborowski, un nobile franco-polacco di enorme ricchezza si occupò di risanare la traballante società. Ma nonostante l’impegno in diverse importanti gare come la 24 Ore di Le Mans o Brooklands, l’azienda fallì definitivamente nella prima metà degli Anni 20. Nel 1926 la Bamford & Martin fu acquisita dai soci Bill Renwick e l’italiano Augusto Cesare Bertelli, proprietari della Renwick e Bertelli, una società che produceva motori aeronautici. La nuova azienda venne rinominata Aston Martin Limited.
Bertelli rimase alla direzione tecnica della Aston Martin per 12 anni, fino al suo ritiro, cogliendo buoni risultati e progettando tra l’altro un quattro cilindri in linea con distribuzione bialbero di 1.500 cc. In pochi anni la Aston Martin si conquistò una solida reputazione in campo sportivo pur senza raggiungere ruslutati eclatanti. Poi nel 1933 la maggioranza azionaria della Aston Martin fu acquistata da Arthur Sutherland, che avviò dal 1936 la produzione di auto stradali in piccola serie. Dopo la seconda guerra mondiale, l’azienda passò nelle mani di David Brown e dal 1950 cominciarono ad arrivare i modelli che fecero la storia del marchio, riconoscibili dalle iniziali DB in onore del proprietario. Nacquero così le DB4 e le DB5, quest’ultima diventata celeberrima grazie ai film di James Bond. Brown cedette l’Aston Martin nel 1972 e dopo varie vicissitudini l’azienda finì nell’orbita Ford nel 1986. Con l’arrivo del colosso americano la produzione salì subito da 700 a 2.000 unità fino alla quota record di 7.000 esemplari nel 2006 dopo la presentazione della Vanquish e della DB9.
Nel 2007 la Ford, a causa di una forte crisi finanziaria, cede l'Aston Martin che viene acquistato da una cordata di investitori guidata da Frederic Dor, John Singers e David Richards. La Ford mantenne il 12% delle quote, per garantire la fornitura dei motori: un V8 4,3 litri di derivazione Jaguar per la Vantage e un V12 6.0 realizzato in uno stabilimento in Germania e destinato alla DB9, alla Vanquish e alla Rapide. In seguito, nel 2012, il fondo Investindustrial dell'italiano Andrea Bonomi acquista il 37,5% dell'Aston Martin, investendo 150 milioni di sterline e ottenendo il controllo dell’azienda. Dopo anni di perdite, il bilancio torna in attivo nel 2017 con oltre 5.000 vetture nel corso dell’anno. In questo ultimo periodo però i bilanci sono peggiorati, a causa degli elevati costi per progettazione e investimenti, e all'inizio del 2020 una cordata di nuovi soci guidata da Lawrence Stroll ha rilevato le quote di controllo della casa inglese.